Russo
e francese, due grandi italiani
Giorgio Scerbanenco e Jean-Claude Izzo:due maestri del noir,due
occasioni per leggerli
di Paolo Lagazzi, in Gazzetta di Parma, 6 gennaio 2007.
Tra gli scrittori di gialli e di noir attivi dagli anni dentre deux
guerres fino agli scenari della nostra fine-inizio millennio, un posto a parte
occupano, credo, litalo-russo Giorgio Scerbanenco e litalo-francese
Jean-Claude Izzo. Diversissimi fra loro, questi due autori hanno in comune una
parabola esistenziale non lunga (il primo morto a cinquantotto anni, il
secondo a cinquantacinque) e una bruciante, asciutta e struggente genialit
stilistica. Due piccoli libri ci permettono ora di riavvicinarli a latere,
fuori dalla loro opera vera e propria. Il primo raccoglie una serie di
meditazioni composte da Scerbanenco, e pubblicate da un periodico di Poschiavo,
durante il suo autoesilio di antifascista in Svizzera tra il '44 e il '45 (Il
mestiere di uomo, con un saggio di Andrea Paganini, Aragno).
[] Gli articoli di Scerbanenco spaziano fra temi universali quali la
potenza della parola, la solitudine, la pazienza, la speranza, la felicit, la
dignit, la tolleranza e il destino.Nessuna ambizione teoretica, per, innerva
queste pagine, concepite dal loro autore ispirandosi liberamente a Chamfort.
Senza mai ricordare esplicitamente la guerra in corso, il maestro del giallo
italiano usa qui una voce tanto pacata e forte, tanto onesta, da disarmarci, da
illuminarci e turbarci: da svelarci con lancinante chiarezza quale tempra
morale, quale passione civile e quale conoscenza del cuore umano stia al fondo
delle sue storie milanesi.
[]
Paolo Lagazzi